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My House is a Le Corbusier


M Y   H O U S E   I S   A   L E   C O R B U S I E R

places for humans
La relazione tra l’uomo e l’Architettura non è mai a senso unico: c’è una connessione profonda tra l’uomo e lo spazio, le storie dell’uomo e le storie dello spazio. Cosa succede quando l’uomo incontra l’Architettura è la riflessione dalla quale nasce il progetto. Le storie e i sentimenti umani sono brutalmente innestati, tramite il cinema, nelle storie del cemento. Attraverso immagini cinematografiche iconiche, My house is a Le Corbusier lavora su una visione degli eventi umani che trova il suo punto di vista preferenziale nell’ ap- parentemente statica  immobilità dell’opera di Le Corbusier. Il background attivo e partecipe delle storie è il tetto dell’Unità d’Abitazione di Marsiglia, il luogo dell’edificio dove nel progetto dell’architetto doveva concentrarsi la vita collettiva degli abitanti. Grazie al gioco tra la prospettiva e le immagini di sfondo, l’impressione che si ha è quella che l’uomo, che racconta le sue storie attraverso il cinema, possa trovare un rifugio nelle forme dell’Architettura. E da queste forme possa essere osservato e osservare il mondo. L’osservatore è portato a immaginare e riscrivere le storie dei personaggi. Così la scena del matrimonio da Salò di Pasolini perde la violenza e sembra il lieto fine di una favola, Holly Golightly cerca tracce di umanità in uno scenario post apocalittico illuminato dalle luci di Las Vegas e la Suzy di Wes Anderson è la custode di un luogo misterioso chiamato Corbu Club. L’inserimento dei personaggi nelle forme dell’Architettura fa si che essi stessi diventino più vivi, con storie nuove che nascono dal loro nuovo contesto.
My House is a Le Corbusier
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